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Tra modernizzazione e democratizzazione la questione del francese come disciplina d'insegnamento

Authors
  • Gaillourdet, Evelyne
Publication Date
Nov 18, 2015
Source
Hal-Diderot
Keywords
License
Unknown
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Abstract

Partendo da una concezione cartesiana della lingua, Durkheim (e i durkheimiani) hanno costruito un pensiero politico centrato sul sociale e del quale si è potuto valutare i profondi risultati nell’insegnamento : opera di Paul Lapie, successo delle EPS (Scuole Primarie Superiore) , unità sociale ideale. Questa sociologia educativa ha permesso, tra le altre cose, che si sviluppasse lo scritto di un francese semplice e comune basato su un rispetto scrupoloso dell’ ortografia grammaticale. Ma questo francese elementare ha fatto - in fine - sparire l’idea di letteratura « transcendente » o « sacra » al vantaggio di un lavoro artigianale sulla lingua. Da questa evoluzione proviene la crisi della letteratura descritta da Jean-paul Sartre. Ora poiché ogni relazione umana (educativa) deve essere basata su una coscienza morale individuale, lei stessa legata dall’ « enunciazione » con l’esistenza di una « coscienza colettiva » nel senso durkheimiano (o di una lingua infrastrutturale nel senso saussuriano) che permetta di giustificare il linguaggio utilizzato : la sintesi proposta da Emile Benveniste tra Meillet e Saussure ha permesso di constatare nell’insegnamento - nonostante i ripetuti tentativi di ammodernamento - la permanenza degli antichi modelli della grammatica scolastica dei quali l’idea principale – e vitale per la democrazia – è di mantenere ad ogni costo lo studio delle parti essenziali della proposizione (venuta da Port Royal) e dunque l’effetto (ideologico) elementare : quello di essere un soggetto autore e responsabile dei sui atti e delle sue parole.

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